Punta Tersiva (3515m) - Couloir Sud-Est "Grande Raye"



Che cos’è l’esplorazione?

L’esplorazione è il tentativo di scoprire ciò che è ignoto, nasce dalla curiosità, di cui tutti noi esseri umani siamo dotati. In certi casi diventa una vera e propria ossessione, perchè , citando il grande S. De Benedetti: “…In fondo non c’è nessuna altra via, noi uomini dell’occidente non possiamo soddisfarci contemplando
come per una malattia antica dobbiamo entrare nel paesaggio….Dobbiamo poter credere che con una semplice linea scritta con la fantasia ma disegnata con il corpo e con la fatica sia possibile andare oltre la vita.”

E allora cosa succede? Che quando guardiamo le montagne non facciamo altro che sognare possibili avventure, contemplando sì, ma volendo assolutamente “andare a vedere”

La punta Tersiva è una montagna molto prominente, alta 3515 metri, ben visibile dalla pianura, fa parte del gruppo montuoso tersiva-emilius-rosa dei banchi, seppur trovandosi al centro della valle d’aosta, è lontanissima da tutto, gli avvicinamenti da qualsiasi valle sono eterni e mai privi di difficoltà.

Un giorno, guidando tra Chivasso e Volpiano osservo bene il versante Sud-Est di questa montagna, ben visibile a sinistra della Rosa dei Banchi e non posso fare a meno di notare l’enorme canalone che la taglia in trasversale:
La Tersiva vista dal Canavese
Nemmeno il tempo di tornare a casa… e sono già li su internet che cerco informazioni su questo versante, purtroppo si trova pochissimo, a parte un accenno sul sito summitpost.org:


[…7) - Faccia SE nonché Versante E-SE: la grande Parete Meridionale rivolta verso Sudest sopra la parte finale dell'Alta Comba Tersiva prima del Colle di Fénis si divide in due parti ben distinte: Faccia SE e Versante E-SE o "Couloir de la Grande Raye": l'imponente Versante E-SE della montagna si sdoppia, soprattutto nella parte più elevata, distinguendo sulla sinistra un versante meno ripido e formato da detriti con blocchi di roccia che, tramite un canalone roccioso, lo risale da quota 3.060/70 metri circa raggiungendo il Crestone E-SE, dopo le due Tours Pontonnet, subito sopra la quota 3.457 m, presso un cengione conosciuto dagli alpinisti locali con il nome della "Grande Raye"; sulla destra invece una parete più ripida, anch'essa formata da rocce rotte e spezzate, risale con esposizione più a Sudest direttamente alla Vetta con una parte terminale formata da una muraglia di 150 metri circa, piuttosto esposta. Il primo percorso è conosciuto in loco come "Voie de la Grande Raye", ovvero "Via della Grande Cengia" e costituisce un'alternativa al lungo Crestone E-NE per gli alpinisti di Fénis, dai quali è piuttosto frequentato; la parete a lato invece, per quanto è dato a sapersi, non risulta percorsa ( ** anche se nel "Libro di Vetta della Tersiva" dal 1921 insino al Settembre1974 viene registrata un'ascensione da parte di quattro "Cognensi" (? o di Champorcher ??) nel 1952 ma, a nostro avviso rivolta alla Parete Sud; vedi più avanti le "NOTE STORICHE") e dovrebbe offrire, da un'analisi dabbasso o frontalmente dalla Torre Ponton o dal Mont Moutsaillon, un'arrampicata abbastanza difficile e sicuramente pericolosa per la qualità della roccia, nonché per il materiale sospeso. ( *** All'uopo e sempre in SP, andare a vedere in "ALL ROUTES (20 + 1 historical) OF PUNTA TERSIVA") agli itinerari n° 6 e n° 6bis con allegata una foto con i relativi tracciati).
Avvicinamento: similmente a quelli degli itinerari 1, 6 e 2 (Colle della Tersiva, Parete N-NE e Gran Cresta E-NE) nonché VARIANTE di base, immediatamente appresso Grand-Alp. Dall'Alpeggio (2.120 m), subito sopra e parallelamente al Torrente Clavalité, tramite sentiero n° 6 attraverso l'Alta Comba Tersiva ed insino alla località detta "Grand Ra(e)ye" con avvicinamento finale ad Occidente sulla morena e percorso non obbligato.]

Fonte: https://www.summitpost.org/all-routes-20-1-historical-of-punta-tersiva/536727

Inizio a guardare le cartografie ed effettivamente sembra esserci un accesso a quella parete, cerco alcune fotografie ma quelle fatte dal colle di Fènis o dalla Tour Ponton danno l’impressione che il canalone non sia acessibile, poi trovo alcune foto fatte dalla vetta del mont Delà in cui compare, cambiando di poche centinaia di metri la prospettiva, una possibile via di discesa!!!

La foto fatta dalla Tour Ponton, per uno scherzo della prospettiva il canalone non sembra accessibile
Nella foto scattata dal Mont Delà si inizia ad intuire una possibile via di discesa
Siamo a Dicembre, subito dopo Natale parto, con il mio amico nonchè Ing. Strutturista Luca Boris a perlustrare la zona, aveva soffiato un vento pazzesco per giorni e giorni e tutto il vallone del Dondenaz era ventato e durissimo, decidiamo di salire da lì, prendiamo la prima funivia per cimetta rossa e scendiamo nel vallone opposto, raggiungiamo il rifugio Dondenaz e pelliamo… La progressione è veloce e in “Sole” 2 ore e mezza siamo al colle di Fènis..
29 Dicembre 2018 - Risalendo il vallone del Dondenaz

Da qui è tutto più chiaro, dobbiamo perdere quota di circa 350 metri nella valle Clavalitè, per poter entrare nella valle laterale (Comba Tersiva Alta) che dovrebbe dare accesso alla parete, quindi cambio assetto e scendiamo.
Rimaniamo subito sorpresi dal fatto che qui, la neve, a differenza del vallone di Dondenaz, si è mantenuta perfettamente farinosa, o al più leggermente pressata, infatti la discesa in Clavalitè è bellissima, giungiamo all’enorme conoide e cambiamo assetto, ricominciamo a salire.

Il conoide è gigantesco, battiamo traccia in 50 cm di neve fresca che rallenta non poco la progressione, in circa 1 ora e mezza siamo all’ingresso del canale sud-est, guardiamo l’orologio, è tardi.
Facciamo ancora un breve tratto ,giusto per vedere se si passa, effettivamente SI PASSA! Ci sono due strettoie da superare, la prima abbastanza ampia con un masso centrale, la seconda un po’ stretta, un colatoio che bisogna aggirare oppure affrontare velocemente in centro. Decidiamo però saggiamente di tornare indietro perchè sono le 14 e dobbiamo ancora risalire fino al colle di fenis per scendere in valle di champorcher… Alla fine arriviamo alla macchina col buio alle 17.00 completamente sfatti.
29 Dicembre 2018 - Quasi alla seconda strettoia
Nei giorni successivi dopo qualche giro di telefonate scopro che c’è un locale Invernale al rifugio Miserin, dotato di ben 2 posti letto, un tavolo e una stufa…

Venerdì 15 Febbraio 2019, Io, Flavio, Stefano e Luca Boris, partiamo nel pomeriggio con le ultime luci alla volta del rifugio Miserin, pausa veloce al market di Hône ad acquistare del cibo, la luna piena ci accompagna fin da subito e ci illumina il percorso, in un paio d’ore ci siamo, tentiamo di accendere la stufa con la pochissima legna disponibile e dopo una cena frugale ci mettiamo a dormire… Il posto è piccolo ma confortevole, ci siamo dovuti portare dei materassini gonfiabili poichè ci sono solo 2 posti letto e le altre due sono panche di legno su cui sarebbe molto difficile dormire.
Qualche piccolo problema con il Putagè del locale invernale
Alle 5.00 è ancora buio e la luna è tramontata, siamo immersi nella completa oscurità, tuttavia decidiamo di partire perchè il tempismo è fondamentale, accendiamo le frontali ed iniziamo il lunghissimo traverso che ci darà accesso al vallone del lac Ponton
Partenza al buio
Abbandoniamo materassini e sacchi a pelo nei pressi di un palo dell'alta tensione, li riprenderemo al ritorno, in breve siamo al colle di Fènis, sono quasi le 7.00 e le prime luci dell’alba iniziano ad illuminare la tersiva, un vero spettacolo della natura.
Le prime luci del mattino infiammano le pareti della punta Tersiva
Scendiamo in Clavalitè, questa volta la neve è un po’ più pressata, riusciamo comunque a tirare qualche bella curva e in breve siamo alla base del conoide della Comba Tersiva Alta.

Iniziamo dunque a risalire il conoide, io mi sposto a sinistra su una morena con neve molto ghiacciata, ideale per la risalita con le ciaspole, in breve e con relativamente poca fatica siamo all’attacco della prima strettoia, che superiamo agevolmente, iniziano a precipitare dei piccoli proiettili di ghiaccio dall’alto…

La seconda strettoia è un po’ più complicata da superare, proviamo ad affrontarla direttamente ma continua a colare materiale dall’alto, Flavio propone di aggirarla sulla sinistra in modo da non rimanere sotto le scariche di ghiaccio e neve, si rivela una scelta azzeccata, dopo un breve passo di misto ci ritroviamo su un lenzuolo di neve sospeso su una spalletta che da accesso al vero e proprio “Canalone”.
Adesso do il cambio a Flavio e comincio a tracciare il traverso che da accesso al Canalone, l’ambiente è pazzesco e anche se risulta immenso non da un’idea chiara di quello che ci aspetta ancora…
Iniziamo a tracciare il canalone e ci diamo il cambio, fa un caldo incredibile qua dentro, probabilmente perchè le rocce ci riflettono il calore direttamente addosso, inoltre non c’è un filo d’aria, ci disidratiamo velocemente e la progressione rallenta visibilmente.
Traverso e ingresso nella Grande Raye
Risalendo la Grande Cengia
Il canalone sembra morire ad una selletta nevosa ben sotto la cima… In teoria questa dovrebbe dare accesso alla via normale, noi però scopriamo che sulla destra parte un secondo pendio-canale esposto a sud pieno che si impenna parecchio e da accesso alla cima vera e propria e decidiamo di percorrerlo, lottiamo un po’ per uscire dall’enorme cornice in cresta e ci siamo, ecco la vetta, “Vediamo la Madonna”.
L'ultimo pendio-canale da superare per arrivare alla Vetta
Sbuchiamo a pochi metri dalla Madonna di vetta
Nel giro di una decina di minuti arriviamo tutti in vetta. Ci abbracciamo entusiasti per questa conquista, l’emozione è grande e siamo gasatissimi per la discesa che ci aspetta.
Firmiamo anche il libro di vetta, con queste parole:

“16 Febbraio 2019 - Siamo saliti dalla Grande Raye, adesso proviamo a sciarla - Effetto Albedo”

 Di solito non firmiamo mai libri di vetta, ma questa volta ci è venuto spontaneo farlo.


Ci godiamo per una decina abbondante di minuti il panorama e la giornata bellissima, poi io allaccio la tavola e sono pronto a scendere per primo, tensione alle stelle, gambe che tremano, percorro la prima parte di cresta che porta all’ingresso nel canale buttando qualche occhiata verso la parete nord bella dura e poco invitante…
Primi metri in cresta
Mi tuffo invece a sinistra, in pieno sud, faccio una prima curva caricando un po’ per verificare la tenuta della neve….. Tutto ok. E’ farina pressata leggermente inumidita dal sole.

La prima parte è molto ripida ed esposta, arriviamo tranquillamente sui 50 gradi e sotto alcune balze di roccia mi ricordano che è vietato cadere, procedo un po’ alla “Cuneese” con curve strette e controllate, tenendomi molto “abbottonato”.
La prima paretina, pendenze intorno ai 50°
Successivamente, si entra nel Couloir della “Grande Cengia” , un canalone larghissimo, con pendenze che arrivano massimo a 45 gradi, la neve è perfetta, polvere pressata che da un gran senso di sicurezza, si possono caricare le curve e alzare grandi nuvole di polvere,
Le prime curve nella Grande Cengia
Sensazioni impossibili da descrivere
Concateno le curve una dietro l’altra, quasi in trance, solo il rumore della polvere, il panorama di fronte a me è stupendo, si vede anche tutta la pianura.

Supero, aiutandomi con le piccozze, la strettoia che prima avevamo salito in misto e in breve sono sul conoide, un urlo di gioia e mi butto sulla neve.
Discesa finita. Estasi con vista su Mont Glacier e Delà
Aspetto gli altri gustandomi il panorama, nel frattempo dagli urli di gioia che riecheggiano nel canale direi che si stanno divertendo ;-)

La neve sul conoide è ancora parecchio dura, ma grazie a qualche accumulo di farina vecchia riusciamo ancora a fare qualche bella curva, poi ripelliamo e in un’oretta siamo di nuovo al colle di Fènis, giusto il tempo di ammirare le nostre tracce di discesa e iniziamo a scendere verso il rifugio Dondenaz. Da questa parte la neve è terribile, ventatissima, ondulata e non ha mollato per niente, forse una delle discese più brutte mai fatte ma poco importa, con quello che abbiamo sciato oggi è sufficiente arrivare alla macchina ;-)
Imbocchiamo la provvidenziale stradina che dal Dondenaz porta al Petit Mont Blanc ed in breve siamo alla macchina.
Il Couloir de la Grande Raye, adesso visto con occhi diversi

Successivamente ci siamo informati, contattando i Locals della zona ed abbiamo scoperto che negli anni '90 il canalone era stato sciato quasi per sbaglio da Andrea Bastrentaz ed alcuni suoi amici, che erano saliti da sud con l'intenzione di sciare in boucle la parete Nord. Non risultano tuttavia discese in Snowboard di questo canale precedenti alla nostra.

Un altro sogno che si avvera, altri progetti in cantiere, questo è il nostro "Effetto Albedo"

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